Partigiani

Nel 1900 le masse umane si sono riscattate dalle oppressioni in due modi: con le emigrazioni e con le rivoluzioni. Il 1900 è stata epoca di lotte armate contro le dittature, le potenze imperiali e coloniali, le monarchie assolute. Uomini e donne volontariamente hanno intrapreso la via delle armi e si sono battuti a oltranza, con varia fortuna. Alcuni sono diventati capi di governo, stimati nel mondo, per esempio Nelson Mandela che impugnò armi e guidò insorti. Altri, sconfitti, sono stati trattati da banditi dai poteri in carica e dalle versioni ufficiali. Qui ci sono facce di presidenti e di “achtung banditen”, coprono tutto l’arco dei destini, da Sandro Pertini a Sante Notarnicola. Sono le ultime vive della lotta armata partigiana, pergamene scritte dal fuoco dei bivacchi, dal gelo delle notti d’inverno in montagna, rughe incise su pelle giovane dalla rissa tra varie paure e un solo coraggio. I nostri partigiani non vinsero da soli, come fecero quelli jugoslavi. Vinsero con la spinta e l’aiuto di popoli pratici di guerra, russi e nordamericani. I combattenti della guerra civile spagnola, i repubblicani, persero e finirono la vita sul campo, in prigione o da banditi all’estero. La vittoria, come la sconfitta, è infine un dettaglio. Di queste facce resta integro invece l’onore di aver preso le armi in pochi, clandestini, in schiacciante inferiorità numerica, in povertà di mezzi. Non aspettarono la fine militare dei fascismi, vollero avere parte, diritto, ricordo nella disfatta. Offrirono così esempio di altra Italia, ancora sconosciuta a se stessa, sulla quale fondarne una nuova. Ne scrissero la costituzione dopo essersi sbarazzati della meschina casa regnante, servile al fascismo e alla sua guerra a fianco dei peggiori boia dell’umanità. Queste facce calate in città nella primavera del ’45, armi in pugno, fondarono la repubblica e tentarono la prima democrazia. Alcuni proseguirono la lotta armata, ancora qualche tempo, poi smisero anche loro. Però conservarono le armi, ben oliate e ingrassate, in nascondigli. Ce ne devono essere ancora, così come ancora ogni tanto affiorano bombe inesplose, da uno scavo, da uno sterro. Queste facce sono quanto di meglio ha prodotto il 1900 in fatto di fisionomie. Insieme a quelle anonime e perdute dei nostri emigranti sono la mappa geografica della resistenza umana alle oppressioni._Erri De Luca

 

Progetto ‘Partigiani, uomini e donne che hanno lottato per la libertà e la democrazia’, con la collaborazione della Fondazione Museo Storico del Trentino. Da 145 ritratti che fanno parte del libro ‘Partigiani’, numero 35 pannelli forex 70×100 stampa in inkjet, e numero 12 pannelli forex 25×70 stampa inkjet. La mostra itinerante è stata allestita: 2010 Palazzo Thun Trento, FilmFestivalTrento, Centro Sociale Autogestito Firenze, Piazza Matteotti Strada in Casentino, 2011 Spazio Culturale ‘Saverio Nitti’ Melfi, Bibloteca Civica Rovereto, Scuola Elementare Pinasca, 2012 Scuola Elementare Perosa, Castello di Poppi, Palazzo Fortunato Rionero, 2013 Palazzo di città Potenza, Istituto Superiore ‘Solimene’ Lavello.